I - UNA SCOMMESSA E IL GIORNALISMO FAZIOSO

 

          Passano gli anni, ma fare cultura in Puglia resta sempre un’impresa difficile, soprattutto se bisogna rischiare in prima persona, senza poter contare su finanziamenti pubblici o su aiuti più o meno interessati.

Una considerazione tutt’altro che originale, la nostra, la cui verità non pochi hanno sperimentato in prima persona, ma che ci sembra ugualmente importante prima di addentrarci nell’argomento.

Quanto spazio ci poteva essere per la cultura in una cittadina di provincia della Puglia all’inizio del secolo? E quali prospettive poteva avere una rivista che proprio sulla cultura basava ogni suo contenuto? Per concludere positivamente una studio di fattibilità ci voleva parecchio coraggio, unito a quella dose di passione e di sana incoscienza che è alla base delle scelte più apprezzabili.

Il Novecento, il secolo che ci apprestiamo a congedare, era appena iniziato, con le sue scaramantiche speranze, quando un piccolo gruppo di intellettuali, appartenenti al mondo delle professioni o ancora studenti, decide di dare alle stampe la rivista La Vita, aprendola alla collaborazione di giovani spesso destinati ad una brillante carriera.

Sfogliando le pagine della rivista, così, possiamo leggere vari articoli di Angelo Fraccacreta, che sarà docente di economia a Napoli e a Bari, dove per qualche tempo terrà anche la carica di rettore dell’Università, del molfettano Pantaleo Carabellese, noto filosofo dell’Ateneo romano, al pari di Giuseppe Checchia Rispoli, geologo e paleontologo di fama internazionale, dello studioso garganico e futuro parlamentare Michele Vocino.

         Presenti in maniera più o meno assidua, questi personaggi si affiancheranno allo studioso locale Gaetano Del Vecchio, di solidissima erudizione, al pittore Michele Colio e all’intraprendente tipografo-letterato Vincenzo De Girolamo. Ma di tutti i protagonisti parleremo in maniera dettagliata a tempo debito.

         La Vita inizia la sua avventura a San Severo (o, meglio, a Sansevero, come si usava scrivere), il primo febbraio 1901, quando viene edito il numero d’esordio, con la cadenza quindicinale che resterà costante per tutto l’anno.

In Puglia già da anni si assisteva al proliferare di pubblicazioni e la testata veniva ad inserirsi, pertanto, in un ambiente quanto mai vivace ed incandescente, affollato di giornali dalla vita per lo più breve.

 

Nel 1981 è stato pubblicato un prezioso volume, Stampa periodica di San Severo e di Capitanata[1], che fornisce un quadro abbastanza articolato della situazione nell’area foggiana, evidenziando, qui come altrove, lo stretto legame spesso esistente tra pubblicistica e lotta politica.

Molti periodici, infatti, sono dei meri mezzi di propaganda finanziati dai leader dei partiti che si contendono il controllo della città e del collegio gravitante intorno a San Severo, ossia i Bianchi del dr. Antonio Masselli, moderati e clericali, e i Rossi del prof. Raffaele Fraccacreta, democratici liberali ed anticlericali, ai quali si aggiungono, sempre più minacciosi, i socialisti dell’avv. Leone Mucci e, dal 1904, i radicali.

Lo scontro tra consorterie familiari ed affaristiche, come appunto quelle dei Bianchi e dei Rossi, grazie ad un sistema elettorale maggioritario e ancora in attesa del suffragio elettorale maschile varato da Giolitti, si apre all’ingresso sempre più massiccio delle masse popolari, che sconvolgeranno, nel giro di pochi anni, l’intero quadro di riferimento.

Nel 1901 il deputato di San Severo è il bianco Giuseppe Mascia, che l’anno prima aveva surclassato Raffaele Fraccacreta, mentre sindaco è Antonio Masselli, intorno al quale ruotano testate come L’Alba, definito Organo del Partito Moderato Liberale Sanseverese, che si pubblica dal 1898 al 1901.

Di prassi la dichiarazione della testata di essere libera, che si ritrova, dall’altra parte della barricata, sulle colonne di Cronaca Dauna, edita dal 1899 al 1902, che appoggia invece i Rossi di Fraccacreta, un vero maestro, quest’ultimo, nell’uso della stampa, come ebbe a scrivere Nino Casiglio[2], e che, come tutti i personaggi appena citati, riuscirà a godere i suoi anni di gloria, sbarcando in Parlamento.

         Gli asperrimi scontri tra le testate, con conseguenti strascichi giudiziari, rendono la lettura di questi fogli molto interessante e, sotto certi aspetti, di grande attualità, tanto da aver costituito materia di non poche tesi di laurea e persino di una cronaca annalistica della vita locale[3], che giunge fino al 1945.

Corollario di questa effervescenza, l’opportunismo di alcuni giornalisti, che passano da un protettore all’altro senza troppi problemi, e lo sviluppo delle tipografie, che possiedono fonti di guadagno non trascurabili.

Tra tutti i giornali, però, almeno due si distinguono ad una prima lettura per la loro diversità, per la loro gravitas: l’Ape Cattolica Sanseverese e, appunto, La Vita.

             L’Ape copre l’arco che va dal 1896 al 1904 e si deve alla volontà e alla tenacia del vescovo mons. Bonaventura Gargiulo, un sacerdote campano dalla penna felice, che si propone di svolgere opera di edificazione e di istruzione, con una rivista cattolica settimanale di buon livello, priva di complessi d’inferiorità e di tentennamenti dottrinali; essa informa sulla vita liturgica ma anche sui problemi dei tempi nuovi, con varie rubriche ed un aspetto austero, pur senza rifuggire dalle puntate polemiche, nella rubrica l’Ape cronista.

Ad essa, che per un periodo viene pubblicata dallo stesso tipografo de La Vita, Vincenzo De Girolamo, possiamo accostare la nostra rivista culturale, proprio per quella evidente, ma ancora più netta, volontà di astrarsi dalla realtà contingente, dalla mischia piccina delle passioni politiche, per concentrarsi su di un obiettivo più ambizioso e a lungo termine.

La pubblicazione parla dei protagonisti della vita letteraria e culturale, celebra gli eroi del Risorgimento nazionale e i loro continuatori, ospita racconti e poesie di collaboratori, raccoglie riflessioni e spunti più o meno stimolanti, recensisce libri e spettacoli, svolge una preziosa opera di divulgazione, con excursus cronologici e tematici.

Non stupisce, pertanto, che essa risulti raramente citata dagli studiosi del periodo, distratti dalle frasi forti delle altre testate, tanto da essere oggi pressoché sconosciuta, malgrado la sua importanza, anche a intellettuali di solida preparazione. Il che ha reso ancor più necessario il nostro lavoro.


 


[1] P. VOCALE, M. POLLICE, B. MUNDI, Stampa periodica di San Severo e di Capitanata, Dotoli, San Severo, 1981.

[2] N. CASIGLIO, Fattori e aspetti dell’operosità etico-politica di Angelo Fraccacreta, in Angelo Fraccacreta- l’uomo e l’opera, Atti del Convegno del 28-29 giugno 1986, a cura di B. Mundi, San Severo, 1988, pp. 89-90.

[3] F. GIULIANI, San Severo 1900-1945. Quarantacinque anni della nostra storia, Miranda Editore, San Severo, 1992.

 

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