L'ULTIMO ROMANZO DI UMBERTO ECO

     Mentre leggevamo le pagine del suo ultimo libro, pensavamo: Umberto Eco è un intellettuale lucido, attento, troppo esperto per compiere mosse avventate, e dunque tutto è calcolato; ma questa considerazione non riusciva a tacitare un’altra domanda: cosa ha in comune con il romanzo, l’operazione realizzata dal semiologo?

    Una bella domanda, davvero. Ma andiamo con ordine. Da pochi giorni è in libreria l’ultimo lavoro di Umberto Eco, La misteriosa fiamma della regina Loana (Bompiani, pp. 451, euro 19). Si tratta, come si legge in copertina, di un “romanzo illustrato”, che giunge a 4 anni da Baudolino e a ben 24 dal suo romanzo d’esordio, il notissimo Il nome della rosa.   

    L’idea portante dell’opera ci sembra chiara: la vita di tutti gli uomini è fatta di libri, canzoni, mode, collezioni, manie, una serie di oggetti e di conoscenze che restano impressi in ognuno e che servono a caratterizzare l’appartenenza ad una generazione. Chi ha sognato su certe canzoni, si pone al di qua, chi le ignora o le ha apprese dopo (e non è la stessa cosa!), si pone al di là.

    Eco, classe 1932, ha voluto ricostruire il mondo che ha segnato i suoi primi anni, quelli in cui è maturato, in cui ha sognato, in cui ha fatto quelle esperienze che influenzano un uomo in modo irreversibile.

   Egli ha tracciato un grande affresco di un’epoca ben determinata, servendosi di un personaggio, Giambattista Bodoni, che ha aperto gli occhi sulla realtà alla fine del 1931 e che, nel momento in cui si svolge l’azione, nel 1991, ne ha circa 60.

   Troppo facile l’identificazione del protagonista con l’autore, che condivide con lui, in modo aperto, numerosi interessi, a partire dalla passione per i libri. Bodoni, infatti, è un bibliofilo (e del resto, con il nome che si ritrova, non poteva che occuparsi di scrittura…), che gestisce, per professione, uno studio di libri antichi. Un giorno, però, un incidente gli sottrae “non la memoria semantica”, bensì quella “episodica”, ossia non ricorda più le vicende della propria esistenza. Sulla base di questo avvenimento, la cui mediocre originalità, da un punto di vista inventivo, è piuttosto trasparente, Bodoni si ritrova accanto ad una donna che gli sembra una perfetta sconosciuta, in un ambiente dove deve orientarsi con cautela. Deve ricominciare da zero, anche se la sua mente è piena dei tantissimi libri letti nel corso della sua vita, che ricorda alla perfezione e di cui fa mostra senza sforzo, in modo naturale.

    Di qui il suo viaggio alla riscoperta di se stesso, che lo porta nella casa di campagna di Solara, dove ha vissuto in anni lontani, e dove si compiono le sue lunghe e dettagliatamente descritte esplorazioni. Sembra di rileggere Gozzano o qualche crepuscolare, mentre sfilano i mille rifiuti del passato, abbandonati in solaio, tra polvere e tarli.

    In questa spasmodica ricerca, la pressione gli sale alle stelle e Bodoni entra in un coma dal quale non si riprende, come si deduce dal finale del romanzo. Una trama modesta, per non dire banale, che il lettore perde persino di vista, immergendosi, specie se ha qualche anno sulle spalle, diciamo dai sessanta in su, nel flusso dei ricordi che segnano le esperienze giovanili del protagonista.

    In questo sforzo di ricostruzione, svolge una funzione importante la scelta di illustrare il libro con molte immagini, che riproducono oggetti di ogni genere. Il testo diventa multimediale, per usare un termine usatissimo al giorno d’oggi, e la carta, per certi versi, solleticando i vari sensi, gareggia con il cd-rom, con le schermate di internet.

    Si passa, così, da una tavola illustrata del Nuovissimo Melzi del 1905, dedicata alle varie forme di tortura, ai personaggi dei fumetti, dalle copertine delle riviste alla moda ai testi degli inni del regime fascista. Una galleria vasta, accattivante, che contiene le memorie personali dell’uomo Eco, che diventano ipso facto, anche generazionali.

    La guerra e l’amore si incontrano e si scontrano. La radio diffonde proclami bellici, alternandoli con canzoni sentimentali, ma lo scrittore non manca di far risaltare, com’è giusto, la follia di una certa educazione, che ha provocato lutti e tragedie nel mondo.

    Bodoni-Eco tira fuori dal solaio reperti memoriali di ogni genere, accumulandoli nelle numerose e capienti pagine di questo romanzo, nel quale non mancano persino le riproduzioni di alcuni vecchi francobolli, da ricercare attentamente sull’Yvert e Tellier, un catalogo che rappresentava e rappresenta un oggetto di culto per tutti i patiti di filatelia, anzi, un ampio e meticoloso oracolo.

    Una provocazione filatelica, questa, che si affianca a quelle bibliofile, con i riferimenti a libri rari, come il capolavoro di Francesco Colonna, dal titolo tanto strano quanto caro agli appassionati, l’Hypnerotomachia Polyphili, per alcuni il libro più bello mai stampato dall’uomo.

    Eco ha deciso di dare fondo a tutti i suoi ricordi e prosegue lucidamente nella sua disamina, non senza evidenti segni di stanchezza, specie nella seconda parte, quando Bodoni entra in coma e nelle pagine viene descritta una sorta di versione profana della visione dantesca di Dio, alla fine della Commedia.

    E ritorniamo alla domanda: c’entra tutto questo con il romanzo? Ma poi, c’è un romanzo? Questo mondo materiale, molto pregnante e significativo, oggetto negli ultimi anni di vari volumi memorialistici e di trasmissioni televisive, andava comunicato al lettore direttamente, senza passare per l’opaca finzione di un romanzo, che non si giustifica, anche a voler essere generosi, come tale.

    Ogni volta che esce un nuovo libro narrativo di Umberto Eco, si ritorna immancabilmente a vantare Il nome della rosa, considerando il romanzo d’esordio come un unicum nell’opera dello studioso di Alessandria, un modello dal quale i testi successivi sono rimasti molto lontani. E’ facile prevedere che i paragoni ingenerosi (ma non ingiustificati, a nostro modo di vedere) si sprecheranno anche questa volta.

    La chiave per godere de La misteriosa fiamma della regina Loana, in ogni caso, esiste, e consiste nell’abbandonarsi senza remore al fascino del passato. E’ un’esperienza che può far bene al cuore.

   

    Umberto Eco, La misteriosa fiamma della regina Loana, Bompiani, pp. 451, euro 19

 

Torna ad Articoli culturali