TROIA: LA CITTÀ MILLENARIA E LE SUE MERAVIGLIE
Talvolta anche le città, come gli uomini, festeggiano il proprio compleanno. Nel
nostro caso, si tratta di una cifra davvero tonda, ossia mille anni, che viene
sottolineata nell’elegante e denso volume apparso per l’occasione, Troia nel
primo millennio, curato da Jean-Marie Martin e Saverio Russo (Claudio
Grenzi, Foggia). Il testo si inserisce nell’ambito di una serie di
manifestazioni celebrative che hanno portato al centro delle attenzioni la
cittadina subappenninica, facilmente raggiungibile da Foggia e Lucera, ma posta
in una zona purtroppo un po’ decentrata, a dispetto delle sue notevoli
potenzialità. Il Subappennino funziona più che mai da cartina al tornasole di
quello che potrebbe essere il nostro Sud.
Troia, va detto, è davvero una cittadina molto bella, che rappresenterà
una gradevole scoperta per quanti hanno sentito parlare solo vagamente della
cattedrale, con le sue opere d’arte e il suo rosone, che in passato è stato
anche raffigurato sulle banconote italiane da 5.000 lire. Dalle porte alla
decorazione esterna, dagli affreschi alle statue interne, c’è solo l’imbarazzo
della scelta. Ma non è tutto, visto che Troia ospita anche tre rari exultet,
rotoli in pergamena medievali illustrati con scene sacre, che si possono
visitare e gustare in tutta la loro bellezza, immagine dopo immagine.
La cittadina oggi conta ufficialmente poco più di 7000 abitanti, con un
andamento sostanzialmente stazionario, ma vanta un passato di prim’ordine, come
documentano gli studiosi coordinati da Martin e Russo. Non a caso a Troia si
sono tenuti ben 4 concili, dal 1093 al 1127. Il primo, come scrive Donato
D’Amico, fu indetto da Urbano II e si svolse nel periodo quaresimale, con un
nutrito numero di partecipanti. Si parlò della necessità di imporre la «pace di
Dio», come anche nei due successivi, in un periodo in cui il potere temporale e
quello spirituale erano intrecciati. Il 18 agosto 1462, poi, è il giorno della
battaglia di Troia, che vide contrapposti Aragonesi e Angioini, con la vittoria
dei primi, che ha trovato spazio anche in opere letterarie del periodo. Tra i
combattenti, ci fu pure l’umanista Giovanni Pontano.
Troia, Exultet
Ma da dove si contano questi mille anni? È presto detto: da un documento
di fondazione della città del 1019, di cui parla Jean-Marie Martin in uno dei
suoi scritti. I bizantini avevano bisogno di costituire una linea fortificata di
difesa lungo il confine con il principato di Benevento, e di qui la nascita di
nuove realtà come Montecorvino, Biccari, Dragonara, Fiorentino e, per l’appunto,
Troia, che conquista ben presto una posizione di rilievo. Questo è un dato
certo, ma non mancano i dubbi e i problemi interpretativi, rappresentati dai
rapporti con Aecae, che è il nome romano dell’antica cittadina preesistente
nella zona. Qual era il loro legame? L’ipotesi più verosimile, per Pasquale
Favia, è che Aecae abbia smesso di essere abitata nell’Alto Medioevo e che se ne
sia persa la memoria. Di conseguenza, la fondazione bizantina è avvenuta
utilizzando un altro nome, che evoca ricordi antichissimi. Arriviamo, così, a
Troia. Ma perché proprio questo nome? C’entra forse la città di Omero? La
domanda nasce spontanea, anche se si è subito portati a pensare ad una semplice
casualità. Eppure, pur con le dovute cautele, in mancanza di prove certe, sembra
di poter rispondere in modo affermativo. Martin, infatti, lo ritiene molto
probabile, aggiungendo che, come i Romani erano gli eredi della Troia omerica,
così quel nome era adeguato ad «una specie di nuova Roma» costruita in
Capitanata. Siamo, insomma, nel cuore del mito e della storia.
Il volume Troia nel primo millennio è diviso in due parti, Studi
sul Medioevo, affidata a Martin, e Studi sull’età moderna, curata dallo storico
dell’ateneo foggiano Russo. In questo modo il filo cronologico si distende
aggiungendo numerosi altri dati. Sul ruolo nell’ambito religioso di Troia, così,
si soffermano Mario Spedicato (L’episcopato di Troia in età post-tridentina)
e Alfredo Di Napoli (Ordini religiosi a Troia in età moderna), ma si
forniscono notizie anche sulle opere d’arte, visitabili nella cattedrale e negli
spazi museali (si vedano i saggi di Fiorenzo Baini e Rita Mavelli). Da notare
l’omaggio a Pina Belli D’Elia, storica dell’arte, direttrice della Pinacoteca di
Bari e docente universitaria, scomparsa l’anno scorso. Della studiosa sono
riportate alcune pagine dedicate alla cattedrale di Troia, studiata con grande
competenza.
Avvicinandoci nel tempo, non si può dimenticare il troiano più illustre,
ossia Antonio Salandra (1853-1931), di cui parla Maria Marcella Rizzo («Le
bouillant Achille». Antonio Salandra), esaminando una parte del suo
percorso biografico e politico. Laureato in legge a Napoli, docente
universitario e abile politico, abituato a districarsi nella palude del
trasformismo, divenne presidente del consiglio dei ministri nel fatidico 1915,
quando l’Italia entrò in guerra.
Insomma, i mille anni di questa cittadina di poche migliaia di abitanti,
arroccata su una collina, sono stati davvero densi e interessanti. Motivo in
più, dunque, per visitare Troia e puntare sulla cultura come risorsa preziosa
per la rinascita del territorio.
In una Daunia dove il mito è di casa e ovunque risuona il nome di Diomede
e dei suoi compagni d’avventura, la cittadina di Troia aggiunge un altro
prezioso richiamo al mondo di Omero e dei suoi poemi. Non è da escludere,
infatti, come sottolineano gli studiosi, che proprio il riferimento alla città
di Priamo e di Enea sia stato determinante nella scelta di intitolare Troia la
cittadina posta nel Subappennino Dauno, che nel 2019 sta festeggiando il suo
primo millennio di vita. Costruita nel 1019 dai bizantini nell’ambito di un
programma di difesa contro le aggressioni nemiche, Troia vanta delle illustri
tradizioni, che sono state ‘rispolverate’ attraverso libri come Troia nel primo
millennio, dato alle stampe dalla Gerni di Foggia. L’importante anniversario è
stato ricordato anche dalle Poste Italiane, che hanno emesso un francobollo
della serie Turistica, in cui si mostra un suggestivo scorcio della cittadina
dauna.