LA SCOMPARSA DI MICHELE COCO

 LO SCUDIERO DEI CLASSICI   

 

           Con la scomparsa di Michele Coco la Capitanata ha perso uno dei suoi intellettuali più colti e sensibili ai valori della poesia. Sembra un incipit stereotipato, ma non riusciamo ad iniziare diversamente questo articolo, in cui ricordiamo la dipartita di una personalità che negli ultimi anni abbiamo avuto occasione di incontrare a più riprese, finendo per apprezzare moltissimo le sue opere creative e le sue impeccabili traduzioni. 

         Coco, nato a San Marco in Lamis nel 1934, dove risiedeva da sempre, si era laureato in Lettere alla Cattolica di Milano, per poi iniziare la carriera di docente, prima, e di preside, poi. Il suo regno era il liceo classico della sua città natale, che ha diretto a lungo, costituendo un punto di riferimento per molti studenti e docenti. Dopo la pensione, egli aveva continuato a coltivare alacremente i suoi interessi letterari, collaborando anche a riviste prestigiose, come “Poesia”. Inconfondibilmente garganico, per aspetto e modi, sapeva però spaziare come pochi.   

          Nell’elenco delle sue pubblicazioni, spiccano raccolte di poesie come “Momenti”, del 1968, “Palinsesto con epitalamio”, del 1975, “Taccuino di viaggio”, del 1992, “Diario alessandrino con una ballatetta”, del 2001, e “Galleria minima”, del 2007, che abbiamo recensito proprio sulle pagine de “L’attacco”. La sua passione per la poesia classica, ed in particolare alessandrina, lo guidava ad una reinterpretazione di quell’orizzonte tematico e culturale, di cui avvertiva la profonda attualità. Era, in altri termini, un alessandrino di oggi, che amava poetare con una incantevole levità, parlando d’amore, di piacere, di gioia di vivere.

         Dagli alessandrini a Catullo il passo è breve, e proprio al grande poeta di Verona ha dedicato particolari cure, fino alla traduzione integrale dei suoi versi, pubblicata di recente, con la prefazione di Paolo Fedeli (“Carmina”, Edizioni Filocalia, Manduria). Coco, ben consapevole delle difficoltà insite nella traduzione, supera brillantemente tutti gli ostacoli, utilizzando l’endecasillabo, il verso principe della nostra tradizione. Una scelta che aveva ricevuto il plauso di molti addetti ai lavori, a partire, appunto, da Fedeli, ordinario nell’Ateneo di Bari.

          Poco tempo fa, Coco ci aveva telefonato, invitandoci ad ampliare una nostra recensione sui versi di Catullo, apparsa anch’essa, originariamente, sulle pagine de “L’attacco”; gli era piaciuta e voleva inviarla ad una rivista romana. Lusingati, gli spedimmo il nuovo articolo, ma dopo non molti giorni ci arrivarono delle notizie davvero inquietanti ed inaspettate. Gli inviammo i nostri saluti tramite un comune amico, recatosi in visita nell’ospedale di San Giovanni Rotondo. Poi, l’esito fatale e i suoi funerali, svoltisi a San Marco in Lamis lo scorso 24 agosto, in un periodo di solito dedicato alle vacanze e ai viaggi.

          Ci ricorderemo spesso di lui e degli incontri avuti nella sede della Fondazione “Pasquale e Angelo Soccio". Lui non mancava mai ed aveva sempre qualche novità letteraria. Ave atque vale, Preside.

 

            Torna ad Archivio Letterario Pugliese