INTRODUZIONE

      Il Duemila: quando eravamo piccoli pensavamo ogni tanto a questa data misteriosa, fantasticando sui grandi cambiamenti che si sarebbero verificati, come per incanto.

    Dischi volanti e eroi spaziali si affollavano allora nel cielo, mentre la gente guardava in alto con tranquillità, con olimpica calma. Poi facevamo i conti: nel Duemila avremmo avuto trentanove anni: un'enormità! Chissà come saremmo diventati!

    Ora che il fatidico traguardo è alle porte e la curiosità è quasi soddisfatta, il Duemila ci è diventato addirittura indifferente. Tutto arriva e passa, certo, e le vere novità, abbiamo capito con gli anni, non sono mai improvvise, ma arrivano un po' alla volta, assumendo un volto familiare; eppure questo non ci può far dimenticare il nostro ruolo di testimoni, di osservatori e di ricercatori, in sostanza, per dirla con una parola grossa, la nostra responsabilità verso gli altri.

    L'appuntamento è troppo allettante per non sfruttarlo nella sua giusta dimensione: il Novecento, il secolo nuovo per antonomasia, quello che le scuole fanno a stento studiare, in storia come in letteratura, è finito, sta passando la mano. E' tempo di bilanci, di riflessioni, di progetti rivolti alla prossima scadenza, anch'essa destinata a diventare familiare, ma che non potrà mai essere tanto "tonda", tanto "precisa" , come questa.

    Ecco, dunque, lo stimolo a raccontare l'ultimo tratto del secondo millennio cristiano, il Novecento, nella sua dimensione soprattutto quotidiana, giornaliera, e secondo noi più vera, al di là delle ideologie di facciata, alle quali abbiamo sempre guardato con diffidenza e fastidio, disgustati dalla commedia dell'ipocrisia. In questo Machiavelli e Verga si sono incontrati con la frequentazione di alcuni nostri concittadini.

    Uno sforzo di osservazione, il nostro, di un mondo visto con tutte le presenze che lo hanno particolarmente caratterizzato, e al centro, fulcro particolare, c'è San Severo, capoluogo dell'Alto Tavoliere, città dai mille pregi e dai mille difetti, amata e odiata, come sempre avviene, quando il giudizio è affidato ad un suo figlio verace, che ha voluto evitare la più facile strada del distacco o, peggio, della permanenza stizzita e insoddisfatta.

    La grande storia nazionale arriva filtrata e diventa un'altra storia, anch'essa degna di essere raccontata.

    La nostra San Severo del cuore è evidentemente quella degli uomini di cultura, dei grandi del passato, da Francesco De Sanctis, deputato per anni della nostra città, e dai suoi amici locali all'economista galantuomo Angelo Fraccacreta, fino al mite cugino Umberto, di cui conserviamo nello scaffale d'onore gli originali di tutti i suoi libri, che sfogliamo con riverenza. E ad essi dobbiamo aggiungere le presenze che hanno scandito e scandiscono di persona le nostre frequentazioni intellettuali.

   

   

    Ma San Severo non è solo questo, purtroppo, lo sappiamo, e non lo dimenticheremo nella nostra disamina. E' la solita storia della medaglia a due facce: guai ad ignorarne una, anche se sgradita!

    Negli anni scorsi avevamo già dato alle stampe dei volumi dedicati alla nostra città. Un'idea nata quasi per caso, tant'è vero che il primo testo, apparso nel 1991, doveva rimanere a sé stante e parlava degli anni dal 1945 al 1990. In seguito, però, ci abbiamo preso gusto ed abbiamo percorso un cammino a ritroso, interessandoci del periodo dal 1900 al 1945. L'ultima parte è stata una sorta di aggiornamento, dal 1991 al 1995, pescando a piene mani nell'attualità.

    Tre testi, specie quello edito nel 1991, che sono andati letteralmente a ruba, tanto che continuano ad arrivare delle pressanti richieste, anche da fuori città, dove vivono tantissimi emigrati, che l'editore non ha potuto soddisfare. Di qui l'invito rivoltoci, tendente a realizzare non una semplice ristampa, bensì una nuova edizione, che facesse tesoro dell'esperienza del passato, eliminasse imprecisioni e refusi, livellasse i criteri di realizzazione con più rigore, saldasse le parti nel miglior modo possibile.

    Abbiamo aggiunto varie notizie, un po' in tutti gli anni, integrando la narrazione con materiale reperito di recente, ma senza mai stravolgere la peculiarità del lavoro, che si basa sull'immediatezza e sulla ricchezza di informazione, organizzata per annate e, nell'interno di queste, per tematiche, sia pure senza eccessiva rigidità. Inoltre, abbiamo inserito le annate che mancavano fino ai nostri giorni, integrando il testo con nuove fotografie.

    Soprattutto, si avvertiva la mancanza di un indice dei nomi, che permettesse una più semplice consultazione, e anche questa lacuna è stata sanata, senza dimenticare l'inserimento di una sistematica bibliografia.

    Tutte tessere che sono confluite in un disegno, nelle intenzioni, unitario. Ci saranno altre mancanze, probabilmente, ma abbiamo fatto tutto il possibile per raggiungere i nostri obiettivi, consegnando un affresco della città che nasce dalla paziente consultazione di migliaia di numeri di giornale, di libri, di opuscoli e di tesi di laurea.

    Ci ha sorretto, soprattutto, tra tante carte ingiallite, spesso neppure conservate a San Severo, la nostra passione di giornalisti, che ci ha fatto apprezzare gli sforzi e la fatica oscura di tanti operatori del settore; ma abbiamo anche tenuto presente l'archivio storico cittadino, vera miniera ancora in gran parte inesplorata.

    Il titolo del lavoro, San Severo nel Novecento, ha inteso riassumere un po' tutte queste caratteristiche, nel rispetto di una semplicità di espressione ricercata con tenacia e affiancata alla cura della componente fotografica, imprescindibile nella nostra società dell'immagine.

    Alla fine, il quadro è venuto fuori con le sue tinte, le sue gradazioni, le sue sfumature e le sue proporzioni, comprendendo momenti tristi e allegri, il dolore di due guerre mondiali e la speranza della pace, le meschine lotte per il potere e le realizzazioni che restano come pietre miliari, il bene ed il male, insomma, i due volti di San Severo, microcosmo che comprende in sé la complessità di tutto il mondo.

    Ed ora, giunti alla fine del lavoro, che ha una sistemazione crediamo definitiva, per quanto ci riguarda, non ci resta che augurarvi una buona lettura.

    Torna alla scheda del libro