SCRITTO DA CARMELO G. SEVERINO

UN NUOVO LIBRO SU SAN SEVERO

 

 

 SAN SEVERO, ENNA E CROTONE

 

E’ stato da poco pubblicato, a firma di Carmelo G. Severino, un denso volume intitolato San Severo. Città di Puglia, per i tipi della casa editrice romana Gangemi (pp. 240, euro 30).

L’opera presenta numerosi motivi di interesse, a partire dal suo autore, che non è sanseverese (a giudicare dal nome, non è difficile immaginare delle origini siciliane), né è legato da particolari rapporti con la nostra città. Come si legge nelle note poste in quarta di copertina, Severino, che ha al suo attivo vari altri lavori storici, è dirigente tecnico presso il Comune di Roma.

Se si fosse trattato di un romanzo, nessuno avrebbe mai rivolto la propria attenzione al luogo di nascita e di residenza dell’autore, ma la storia locale, si sa, è un mondo un po’ particolare, e dunque è bene affrontare subito la fatidica domanda: come mai la sua scelta è caduta proprio su San Severo?

La risposta viene fornita nelle pagine che formano la Premessa. La nostra città è la terza e ultima tappa di una trilogia dedicata alle città meridionali, che ha visto impegnato Severino prima con Crotone, negli anni Ottanta, poi con Enna, nel decennio successivo. Le tre città sono “minori nel panorama urbano della storia del Mezzogiorno d’Italia, ma rappresentative, a loro modo, di altrettante situazioni paradigmatiche del percorso formativo della città meridionale, dal suo costituirsi sul territorio sino al tempo presente”. Crotone è di fondazione greca, Enna pre-greca, San Severo è invece medievale. Il nesso, che a quanto pare è dato dalla diversità, è comunque lusinghiero, visto che Enna è capoluogo di provincia dal 1926, Crotone dal 1992, mentre San Severo è rimasta al palo, malgrado i timidi tentativi del recente passato, che hanno portato anche alla presentazione di due disegni di legge, esplicitamente richiamati dall’autore.

        Insomma, per Severino San Severo ha tutti i titoli per un salto di categoria, che invece non si è avuto né si avrà nel futuro prossimo, grazie soprattutto, e questo lo aggiungiamo noi, alla nostra scarsa forza di coesione, che ha reso debole il progetto, portandolo ad una scontata bocciatura.

Di qui, poi, prende le mosse la vera e propria trattazione, con la quale l’autore, è bene dirlo subito, colma una lacuna nella storia locale. Infatti siamo di fronte ad una summa, ad un lavoro generale sulle vicende di San Severo, dalle origini ai nostri giorni, che mancava. Non che nella nostra città non si scrivano pagine di storia, tutt’altro, ma la verità è che si tratta per lo più di studi specialistici, dedicati ad aspetti particolari del passato. E’ una tendenza generale, questa, che privilegia gli studi settoriali, i lavori che si concentrano su determinati secoli o su certi argomenti, a scapito delle summe, che per i loro caratteri rischiano di apparire generiche e poco originali.

Ma servono anche queste, specie come punto di partenza per quanti vogliano conoscere il necessario senza ricorrere a troppi testi, e il libro di Severino ha il merito di fornire un supporto valido per un’ampia fascia di lettori curiosi del proprio passato. Un’opera di divulgazione, quella di cui stiamo parlando, ma anche, in parte, di approfondimento.

 

 

 

 

          

         MOLTI PREGI E QUALCHE DIFETTO

 

A Severino, tra l’altro, che conosciamo solo attraverso questo libro, va dato atto di essere estremamente onesto dal punto di vista intellettuale. Egli, in altri termini, mostra sempre con chiarezza in che modo ha lavorato, quali fonti ha utilizzato, dove ha reperito i documenti necessari. Non è da tutti, soprattutto ai nostri giorni, visto che spesso la pigrizia e la malafede si uniscono, portando ad occultare il processo di creazione del lavoro storico. Capita, così, di leggere testi con pochissime note o, al contrario, con tantissime, che però servono soprattutto a nascondere le fonti davvero seguite, e dunque ritenute compromettenti.

Severino è ricco di richiami a testi e documenti ed ha anche aggiunto una bibliografia finale, abbastanza articolata, anche se non mancano delle carenze, specie per quanto riguarda i lavori apparsi negli ultimi anni. Severino parla, ad esempio, degli “Appunti” di Vincenzo Gervasio, ma non sa che ne esiste una seconda ed aumentata edizione, né cita alcuni saggi inclusi in raccolte sulle origini di San Severo e su De Sanctis, per fare qualche esempio. Ma si tratta di difetti che non inficiano il valore del libro e che, per molti versi, sono comprensibili, trattandosi di un argomento molto vasto e di un autore che non vive in loco.

         Per realizzare un libro simile Severino ha dovuto di certo lavorare di buona lena e per molto tempo. Nella bibliografia finale sono citati anche due suoi saggi editi negli annuali convegni dell’Archeoclub locale, negli atti del 1999 e del 2000, a conferma che un libro simile non si può improvvisare.

         Le note più originali di questo San Severo. Città di Puglia sono legate al suo occhio di tecnico, che sa “leggere” le note salienti del territorio. Di qui la presenza di pagine indubbiamente acute sullo sviluppo della città, sui piani regolatori e, in generale, sulle problematiche urbanistiche. E’ un aspetto che non sempre gli storici curano in modo adeguato, ma che in lui, al contrario, trova il massimo risalto. 

Abbiamo, così, cartine d’insieme o, al contrario, dettagli urbanistici. Severino si sofferma, tra l’altro, sulla planimetria generale delle fosse granarie, senza trascurare le antiche immagini di San Severo, una delle quali, disegnata dal Cassiano de Silva, diversa però da quella inclusa nel volume del Pacichelli, si trova in copertina del libro. Siamo agli inizi del Settecento.

 

 

Sensibilissimo agli aspetti tecnici, Severino dedica poca attenzione, al contrario, agli aspetti culturali, inclusi gli scrittori locali, ai quali andava dedicato almeno qualche capoverso.

 L’autore non scioglie, ma neppure elude, i nodi cruciali sulla storia locale, in particolare quello legato alle origini di San Severo. Severino, dopo aver definito il contesto storico medievale, ricorre all’ipotesi della fusione tra due abitati, concludendo che “Non si hanno documenti certi su questa fusione, che resta comunque l’ipotesi a tutt’oggi più accreditata dagli storici”.

Egli segue comunque con attenzione e diligenza il filo dei secoli, mostrandosi in generale cauto ed equilibrato nelle affermazioni e nelle deduzioni. L’esposizione è chiara e diretta, favorendo l’attenzione del lettore. 

A libro chiuso, possiamo dire che la città ha acquisito un nuovo e prezioso strumento di conoscenza, utile per molti. Di questo, non possiamo che essere grati all’autore.

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