ALFREDO PETRUCCI, IL GARGANO NEL CUORE

           

        Dopo aver riportato alla luce le novelle di Alfredo Petrucci curando l'anno scorso una nuova edizione della raccolta La povera vita, Francesco Giuliani si concentra sul loro autore illustrandone la figura di intellettuale nella monografia Alfredo Petrucci. Le lettere, il Gargano e lo scrittore (Edizioni del Rosone, pp. 222); che raccoglie una quantità di informazioni e notizie, anche poco note, desunte di prima mano dal Fondo Petrucci, custodito nella Biblioteca Provinciale di Foggia.

        Di Petrucci, troppo presto dimenticato, eppure uno dei pugliesi che hanno dato lustro alla propria terra, Giuliani analizza principalmente l'aspetto letterario, senza trascurare i contatti che ebbe con la cultura sua contemporanea. Di sicuro sconosciu­to è il nutrito epistolario che lo legò a molti personaggi della cultura nazionale e regionale. Giuliani esamina in particolare i carteggi con nomi fa­mosi quali Giovanni Gentile, Giuseppe Bottai, Antonio Baldini, Giulio Carlo Argan, e i pugliesi Giacinto Spagnoletti, Giuseppe Cassieri, Michele Vocino, Joseph Tusiani, Cristanziano Serricchio, Pasquale Soccio. In particolare evidenza sono messi i contatti con quest'ultimo, per il quale Petrucci nutriva un affetto quasi paterno, e col quale condivideva «il legame vitale e viscerale per la propria terra».

        Una delle occasioni per dimostrare questo forte legame con i luoghi d'origine è per Petrucci l'inaugurazione della ferrovia del Gargano nel 1931. Infatti, nel volume pubblicato dalla Società Ferrovie e Tranvie del Mez­zogiorno Roma-Sansevero, scrive un ampio saggio sul Gargano e sull'importanza di quest'evento che permetterà finalmente al Promontorio di far parte dell'intera nazione (viene in mente il viaggio a dorso di mulo compiuto in Gargano da Beltramelli venticinque anni prima, e leggibile in una nuova edizione curata qualche tempo fa dallo stesso Giuliani). In questo scritto dal titolo Il Gargano, poco noto e qui giustamente messo in rilievo, Petrucci fa emergere «la complessità e insieme l'unicità di un microcosmo a lui carissimo, descritto con precisione ed acutezza, ma anche con una penna aperta a cogliere le tante suggestioni dell'ambiente e della storia». E chi più di lui, verrebbe da dire?

      La stessa suggestione, lo stesso amore per la terra della giovinezza, ritroviamo nelle sue opere in prosa e in poesia, che Giuliani analizza in maniera attenta e minuziosa nei singoli capitoli ad esse dedicati. Ancora di più si vede come, nonostante la vita di Petrucci si sia svolta in prevalenza lontano dal Gargano, esso è rimasto per lui luogo dell'anima, a cui tutta la sua opera inevitabilmente rimanda.

       Ci si augura che l'attento lavoro di scavo condotto da Giuliani non resti un unicum, ma sia sprone alla risco­perta di un intellettuale della statura  di Petrucci.

 

            MARIANTONIETTA DI SABATO


               
La Gazzetta del Mezzogiorno, Bari, 10 maggio 2008, p. 22

 

 

Alfredo Petrucci nel 1961

 

 

 

ALFREDO PETRUCCI, SCRITTORE POLIEDRICO A TUTTO TONDO

 

        Ad un anno di distanza  dalla pubblicazione della raccolta di racconti "La povera vita" esce una guida esauriente su "Alfredo Petrucci. Le lettere, il Gargano e lo scrittore", curata da Francesco Giuliani. Il libro conferma la convinzione di trovarsi di fronte ad una personalità di rilievo della cultura pugliese della prima metà del Novecento, ingiustamente condannata ad un sostanziale oblio.

         Alfredo Petrucci, scrittore, artista, direttore del Gabinetto Nazionale delle Stampe di Roma, ha saputo magistralmente destreggiarsi con la prosa e col verso, con il giornalismo culturale (ricco di collaborazioni a "Il Messaggero", il "Corriere della Sera", la "Nuova Antologia", "La Fiera Letteraria", "Japigia", "La Capitanata", "Il Foglietto", "Il Gargano") e con la divulgazione (allargata anche ad intenti pedagogici, come attestano le sue antologie scolastiche). Giuliani ricostruisce con molto scrupolo le tappe fondamentali della carriera letteraria di Petrucci, dividendo la materia in cinque sezioni, poste tra un capitolo introduttivo e un’appendice di testi novellistica: le sezioni riguardano le "Lettere del Fondo Petrucci", "In viaggio per il Gargano", "La produzione novellistica", "I romanzi: la luce e la parola", "La produzione poetica".

        Nell'epistolario troviamo tra i corrispondenti più in vista due cavalli di razza della cultura pugliese come Pasquale Soccio e Giacinto Spagnoletti. Entrambi ricevettero il conforto di parole di incoraggiamento in momenti cruciali della loro vicenda umana e intellettuale: ritroviamo un Soccio ancora studente universitario negli anni Trenta e uno Spagnoletti in cerca di lavoro nell'immediato dopoguerra. E se conoscevamo già le qualità del novelliere nel volume citato (e qui ampiamente ancora trattato) scopriamo con gioia l'abilità del romanziere (esplicata in due prove decisive come "La luce che non si spegne" e "Le parole per tutte le ore") e la delicatezza del poeta (finemente elargita con aurei libretti quali "Esitazione della sera", "Epigrammi della Montagna" e il postumo "Dietro l'opaca siepe"). Notevole anche l'impegno di Petrucci nel difendere e far conoscere il suo Gargano. Basti rinviare soltanto, oltre a "Pernix Apulia" (vero pozzo di notizie sulla regione) e a "Tre paesi, tre canti", a quel libretto rivelatorio del 1932, "Il Gargano e la sua ferrovia", per capire quanta cura Petrucci mettesse nel rimarcare le difficoltà che il Promontorio soffriva ancora in quegli anni e quanta bonza di prospettive aprisse la costruzione della piccola ferrovia inaugurata in pompa magna il 27 ottobre 1931. Ritorna a parlarci, insomma, un autore cordiale, dottissimo e umanamente ricco, attento alla memoria e mai pago dell'incanto della sua terra, lasciata da giovane per approdare al posto prestigioso conquistato a Roma.

       

        SERGIO D'AMARO 

    

        "L'Attacco", Foggia, 3 maggio 2008, p. 22

       

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