LA GARZANTINA "ITALIANO" DI LUCA SERIANNI
Le edicole, si sa, da qualche mese sono diventate una vera e propria sezione staccata delle più tradizionali librerie. L’idea di vendere libri attraverso un altro canale di vendita, quale appunto l’edicola, ha funzionato, anche al di là delle più rosee aspettative, e così a prezzo spesso convenienti si trovano testi di ogni genere.
Talvolta l’affare è evidente, se si tiene conto del prezzo normale del volume: è il caso, in particolare, della Garzantina Italiano, da poco disponibile.
Il volume (pp. 611, euro 8,90), sottotitolato Sintassi-Grammatica-Dubbi, è opera di un autorevole studioso della disciplina, il docente universitario Luca Serianni, con la collaborazione di Alberto Castelvecchi e di Giuseppe Patota.
Il testo ripropone, con degli adattamenti, l’edizione del 1988, apparsa per i tipi dell’Utet, ma il risparmio è notevole se solo si considera che nel catalogo dell’editrice torinese il volume viene ancor oggi venduto al prezzo di quasi 130 euro. Eppure l’opera è sostanzialmente la stessa. L’unica differenza è rappresentata dalle pagine poste in appendice, che nel volume del 1988 hanno un carattere più specialistico, mentre in quelle della Garzantina mirano alla risoluzione dei dubbi linguistici, di cui la nostra lingua è piena.
Per le sue caratteristiche di semplicità e di chiarezza, l’opera di Serianni è davvero esemplare. I destinatari ufficiali sono gli studenti delle scuole superiori e gli stranieri alle prese con la nostra lingua, ma in realtà il libro è adatto a tutti gli italiani colti e desiderosi di utilizzare meglio la proprio lingua.
E’ un volume dovrebbe essere letto e riletto, proprio in questi giorni, dai tanti candidati che riempiono i muri con le loro immagini e i loro slogan spesso strampalati; per non parlare, poi, dei comunicati stampa o dei manifesti di certi politicanti, che fanno prudere le mani ad un professore di italiano, che smania di usare la matita blu.
Purtroppo, però, in Italia si legge poco e, per ironia della sorte, certi libri sono consultati poco proprio da quelli che maggiormente ne avrebbero bisogno, ossia dai tanti che arrancano con la grammatica. Tra questi, come dimostrano gli ultimi dati disponibili, ci sono anche molti studenti delle scuole superiori, dimostrando una volta di più come la quarta I non possa che essere l’italiano, per riprendere ed integrare un noto slogan politico, che si fermava a tre sole I.
In questa Garzantina, chiamata semplicemente Italiano, Serianni ha avuto anche il pregio di utilizzare una terminologia tradizionale, che è poi quella che tutti noi abbiamo imparato sui banchi di scuola. E’ vero, la linguistica ha nel frattempo modificato l’intero quadro di riferimento, anche, talvolta, con un certo compiacimento dell’oscurità e della novità fine a se stessa, ma se si deve comunicare bisogna essere in due, il linguista e il lettore, dunque c’è necessità di parlare la stessa lingua.
Scelta, questa, che nel volume viene fatta esplicitamente, come si legge nelle pagine introduttive dello studioso, che fornisce anche, in breve, un’utile bussola per orientarsi tra la libertà del parlante e le regole. Il confine tra giusto e sbagliato non sempre può essere fissato con chiarezza, ma esistono dei riferimenti all’uso e alla tradizione letteraria, grammaticale e lessicografica, “che hanno contato molto per una lingua come la nostra, che per tanti secoli è stata prevalentemente scritta”.
Si tratta di concetti che talvolta proprio perché vengono dati per scontati corrono il rischio di essere dimenticati.
Utilissima, tra l’altro, è la sezione finale, Glossario e dubbi linguistici, legata a doppio filo con i quindici capitoli precedenti.
Quando si parla di dubbi e di errori, la mente corre subito al famoso o famigerato ma però, ma in questo caso il libro taglia corto: si tratta semplicemente di un uso rafforzativo, che non ha in sé nulla di strano, tant’è vero che è stato utilizzato nel tempo da illustri scrittori, dal Tasso all’Alfieri, fino al Manzoni, che scrive: “Non era un conto che richiedesse una grande aritmetica; ma però c’era abbondantemente da fare una mangiatina”.
L’errore, insomma, non esiste. Un’altra curiosità riguarda la divisione delle parole in fine di rigo, quando c’è l’apostrofo. Serianni avverte che non c’è motivo di considerare erronea una divisione del tipo dell’/oro, precisando che l’unica forma da evitare è quella che porta a reintegrare la vocale, alterando il suono, come in dello/oro. Eppure, per tanto tempo ci hanno insegnato a comportarci in questo secondo modo!
E’ proprio vero che non si finisce mai di imparare e che anche in un volume come questo le sorprese non mancano, come si potrà verificare facilmente sfogliandone le pagine.
L’auspicio è che, dato il suo costo davvero alla portata di tutti, questo Italiano possa diventare un agevole e chiaro strumento di consultazione, da sistemare nella biblioteca a portata di mano, per evitare attacchi di pigrizia, accanto ad un buon vocabolario della lingua italiana.
La nostra lingua merita certe accortezze!
Luca Serianni, Italiano, Garzanti, 2004, in coll. con A. Castelvecchi e G. Patota