LA SUGGESTIONE DEL PASSATO

1861: UNA LETTERA PARTITA DA SAN SEVERO

 

 

 

 ALL’ALBA DELLA NUOVA ITALIA

Quando vediamo il nome della nostra città, non sappiamo trattenerci, e così, di recente, abbiamo acquistato su un noto sito on-line, ebay, la lettera che viene riprodotta nella foto che completa questo articolo. Su ebay, lo diciamo per i meno addentro all’argomento, si possono fare degli ottimi affari, ma si possono prendere anche delle solenni buggerature. Dunque, specie se si acquistano dei francobolli antichi, è bene essere molto prudenti, e lo diciamo a ragion veduta.

La lettera in questione, in ogni caso, appare originale, anche perché non ha un elevato valore commerciale, ma, in compenso, è molto interessante per motivi storici. Si tratta, come si vede, di una lettera spedita da San Severo il primo agosto del 1861 e diretta a Napoli, da poco ex capitale del Meridione.

 Il timbro riprodotto è molto chiaro, a tal proposito, con quel “S. Severo” che è rimasto a lungo in auge. Tra l’altro, cogliamo l’occasione per ricordare che solo nel periodo fascista sarà sciolto il dilemma sulla forma del nome della nostra città, visto che “Sansevero” si affiancava a “S. Severo” e “San Severo”. La scelta cadde sull’ultima forma, ma le altre non sono scomparse del tutto.

Il 1861 è un anno, come si sa, cruciale nella storia della nostra Italia. Agli inizi dell’anno termina l’estrema resistenza borbonica a Messina e Gaeta, mentre il 17 marzo il parlamento proclama, con una formula di compromesso, Vittorio Emanuele II re d’Italia “per grazia di Dio e volontà della Nazione”. L’Italia c’è, finalmente, anche se mancano il Veneto, Roma, Trento e Trieste. Roma, in ogni caso, il 27 marzo 1861 viene proclamata capitale del Regno d’Italia, nove anni prima dell’effettiva acquisizione con la breccia di Porta Pia.

Ad  ottobre del 1860 anche i pugliesi avevano votato a favore del plebiscito, ma l’entusiasmo lascerà subito spazio alla violenza del brigantaggio, che insanguinerà a lungo la Capitanata. Oggi, venute meno le mistificazioni della storia scritta dai vincitori e per fini pratici (gli interessi si sono spostati in un altro periodo più vicino, negli anni Quaranta…), siamo tutti più smaliziati e sappiamo benissimo che i Savoia avevano le loro mire dinastiche, che le classi dominanti hanno sposato la causa nazionale perché rassicurate sulla tutela dei propri interessi economici, che i plebisciti si svolgevano con modalità discutibili, e sappiamo anche che i Borboni non erano poi la quintessenza di ogni male, come ci volevano far credere. Il positivo ed il negativo, come spesso accade, vanno distribuiti.

           

        

 

         

        

           4 GIORNI PER GIUNGERE A NAPOLI

In ogni caso, i Savoia battono sulla continuità dinastica e Vittorio Emanuele, che secondo era per la Sardegna e secondo resta pure da re d’Italia, senza troppe remore, deve preoccuparsi, tra le tante cose, di inviare nel Meridione dei nuovi francobolli, in sostituzione di quelli precedenti, legati alla dinastia borbonica. Nel 1861 per le “province napoletane” viene preparata una serie di 5 valori molto simile ai francobolli di Sardegna, con valori in centesimi e in lire, che però non viene distribuita e resta non emessa, anche perché i meridionali non mostravano di gradire la nuova monetazione savoiarda. Di qui la scelta di utilizzare otto francobolli, uno con un valore da mezzo tornese e sette in grana, che resteranno validi fino all’ottobre del 1862, in modo da far abituare i meridionali alla nuova moneta.

Da questa serie è tratto il valore da 2 grana che servì per affrancare la lettera, e 2 grana era proprio la tariffa normale, il che rende questo francobollo relativamente comune, rispetto agli altri, che raggiungono delle valutazioni interessanti, se in buone condizioni e, soprattutto, se originali. Considerando che questi francobolli non avevano neanche filigrana, si capisce subito quanti siano i falsi che girano sul mercato, specie approfittando della buona fede degli appassionati.

La nostra lettera non riporta il nome del mittente sanseverese, né è corredata del testo, ma sull’altra facciata mostra il timbro d’arrivo. Poiché a Napoli giunge il 5 agosto 1861, il tempo impiegato è stato di quattro giorni. Pensando alla situazione dell’epoca, tutto sommato è un tempo accettabile, specie se riflettiamo sui disguidi dei giorni nostri, sugli smarrimenti e sui deterioramenti della corrispondenza, malgrado il recente aumento delle spese di affrancatura.

San Severo nel censimento del 31 dicembre del 1861 ha 17.507 abitanti, molti di meno rispetto ad oggi. E’ una città posta in una posizione strategica, che vedrà riconosciuto, salvo perderlo in tempi recenti, un ruolo strategico anche nell’ambito delle comunicazioni. Pochissimi anni dopo eleggerà come proprio deputato Francesco de Sanctis, che scriverà la sua celeberrima storia della letteratura italiana da rappresentante del nostro collegio, anche se stando lontano dalla Puglia.

Le suggestioni che derivano da una lettera del 1861, quando i francobolli avevano solo pochi anni di vita (il primo stato preunitario italiano ad usarli fu il Lombardo Veneto, nel 1850, poi seguito da tutti gli altri) , sono tantissime, come si vede. Con un po’ di conoscenze e di fantasia si può fare un bel tuffo nel passato, risalendo di quasi 150 anni.

E’ un’esperienza senza dubbio piacevole. Ecco perché abbiamo acquistato quella lettera e ne abbiamo parlato!

        

 

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