LA MICROSTORIA DI GABRIELE TARDIO       

 

        Gabriele Tardio è un appassionato ricercatore di memorie storiche, che stupisce per la sua capacità di lavoro. Vive a San Marco in Lamis, dove, tra le altre cose, porta avanti una collana di “Testi di storia e di tradizioni popolari”, che conta già alcune decine di titoli. Ma il punto più rilevante è rappresentato dal fatto che questi scritti in gran parte portano la sua firma. Un impegno decisamente non comune, il suo, che lo ha spinto a specializzarsi in alcuni ambiti molti significativi.

        Si pensi, ad esempio, alle tradizioni popolari e religiose del Gargano, legate più o meno direttamente al santuario di San Michele a Monte sant’Angelo. Tardio ha pubblicato molto materiale sui pellegrinaggi delle popolazioni garganiche, con una capillare attenzione a quella che viene chiamata impropriamente microstoria, mentre altro non è che la storia in presa diretta, quella che vedeva come protagonisti i nostri umili avi, colti nella vita di ogni giorno, ripresi nelle manifestazioni più profonde della propria religiosità.

        Scontati, poi, visti i suoi dati biografici, sono i suoi studi sulle fracchie, argomento del quale oggi è il massimo studioso. In un suo recente lavoro, intitolato, manco a dirlo, “Fracchie”, che è  il sessantacinquesimo volume della succitata collana, egli cita vari testi da lui composti, che hanno una veste editoriale semplice, ma che hanno varcato i confini pugliesi. Non a caso più volte Tardio è stato ospite di programmi nazionali, come “Gentes”, irradiato dai canali di Rete 4, per parlare di questa intensa manifestazione di religiosità popolare. Le fracchie, spiega il Nostro, sono nate come sistema d’illuminazione della povera gente di montagna e poi, dopo l’introduzione della pubblica illuminazione, sono state usate solo per accompagnare la Madonna Addolorata. La sua certosina attenzione si accompagna alla conoscenza di una notevole documentazione, che viene così messa a disposizione di tutti gli studiosi e, in generale, degli appassionati del proprio passato.

        “Fracchie”, particolare interessante, contiene anche una piccola sezione che ospita poesie dedicate all’argomento. Apre l’elenco Joseph Tusiani, con una lirica in dialetto accompagnata dalla versione in italiano, e seguono poi altri nomi, compreso quello dello stesso Gabriele Tardio, autore di una poesia intitolata “Li fracchie”, anch’essa nel vernacolo sammarchese, una scelta che vuole rappresentare un’opzione a favore della lingua madre, quella che si apprende ancor prima dell’italiano, e che si porta sempre con sé.

        Esaminare i vari lavori di Tardio richiederebbe ben altro spazio. Tra gli altri, merita attenzione il volumetto “I luoghi e la virtù della fortezza nel carabiniere della novella deamicisiana”. La novella in questione è, per l’appunto, “Fortezza”, che racconta l’eroica vicenda di un carabiniere rapito da dei briganti ai piedi del Gargano. Il luogo viene tradizionalmente identificato in Castelpagano, e di qui parte Tardio per passare in rassegna le varie grotte della zona, scorgendo delle nette somiglianze con le descrizioni del De Amicis. E’ un lavoro molto interessante, che conferma l’attenzione del ricercatore per il suo mondo garganico.

 

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