LA TOMBA D’ORO

 

 

Si tratta di una delle più belle composizioni del Fraccacreta. La Venturo Lamedica ricorda che essa in passato era compresa in varie antologie ad uso delle scuole medie e del ginnasio superiore.

E’ il mondo de Il Pane che in parte rivive, ma lasciando spazio al tema tragico della morte del protagonista, che ha scontato a caro prezzo la sua fedeltà al lavoro e alla terra. L’annata è prospera, ma c’è ancora un tributo da pagare, rappresentato, appunto, da questo lavoratore di grandi qualità, che si spegne proprio nel campo di grano, alla vigilia della mietitura, falciato dal Destino.

L’opera procede con felicità artistica, senza momenti di stanchezza e senza divagazioni, chiudendosi sulla visione di una tomba, che si armonizza con l’oro delle spighe, ma contiene una triste meditazione sul mistero della vita, che si imprime nella mente del lettore.   

 

 

L’uomo s’era abbattuto lì, nel campo,

d’un colpo, fra le biondeggianti spighe,

alla feroce vampa del corrusco

sole meridiano[1]. E aveva ancora

il pane[2], stretto in pugno! S’era mosso              5

d’istinto[3], per veder bene a qual punto

fosse la pezza[4]; e gli ronzava un suono

di falci negli orecchi[5]. Un violento

colpo di sole, di quel sole a picco,

 mietuto aveva[6] l’uomo poco lungi                   10

dalle case. Nel grano s’era fatta

una profonda nicchia. Ed il padrone:

“Ah cane, il più robusto, il più fedele

dei miei uomini, proprio alla vigilia!”

E pianse di dolore e rabbia: intorno                    15

ondeggiava il bel campo come un mare[7].

 

Apparve più profonda quella culla[8],

come[9] ne fu rimosso il corpo. A terra

restava il letto soffice di spighe

piegate, insiem con l’uomo, dalla morte.             20

Quando, col rimanente campo, sparve

pure la culla, volle quel padrone

che sul posto sorgesse, come tomba,

il covone più alto dai mannelli[10]

falciati intorno; e sopra si mettesse                  25

anche un segno di croce. Dal lavoro,

lungi guardavan gli uomini, di tratto

in tratto[11], rasciugandosi[12] nel volto,

al mucchio più degli altri grande e giallo

nella luce del sole; ed in silenzio                      30

pregavano per quella tomba d’oro[13].

 

 

 

 


 

[1] corrusco sole meridiano: l’infuocato sole dell’ora di punta.

[2] pane: felicissima questa immagine di F. Dal grano si ottiene il pane, quindi si ricava la vita, il sostentamento per gli uomini, ma in questo ciclo è compresa anche la morte, presenza indesiderata eppure ineluttabile.

[3] d’istinto: i pensieri di quest’uomo sono sempre rivolti al grano e in quel suo muoversi d’istinto si rivela quanto profondo fosse il suo amore, anche se non è il padrone del terreno.

[4] pezza: appezzamento.

[5] gli ronzava...orecchi: il rumore che sembrava prodotto dalle falci sulle spighe andava aumentando, crescendo nelle sue orecchie, fino a stordirgli il cervello; il tutto per effetto della canicola, del solleone.

[6] mietuto aveva: l’anastrofe evidenzia il participio passato ed è legata probabilmente anche a motivi metrici. Di certo, dopo tanto lavoro, ora tocca all’uomo essere mietuto dal Destino. L’immagine è poeticamente felice.

[7] intorno...mare: cfr. Il Pane, “Dal campo suo coperto delle spighe/ d’oro e sonante come un mare al vento” (vv. 659-660). L’immagine è cara al poeta.

[8] culla: l’uso di questo termine richiama la nascita. Inizio e fine sono evocati tragicamente insieme.

[9] come: quando.

[10] mannelli: fasci di steli mietuti che formano il covone.

[11] di tratto in tratto: di tanto in tanto.

[12] rasciugandosi: asciugandosi con energia.

[13] tomba d’oro: l’accostamento è inconsueto, ma pregnante. Lo splendore, la luce, la preziosità del grano, tutto contribuisce a suggerire immagini di vita, di energia, ma c’è quel sostantivo che porta in ben altra direzione. Siamo nell’universo dei Ruralia...  

 

        

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