NELLA PUGLIA DELL’OTTOCENTO

IL VIAGGIO DI LENORMANT TRADOTTO DA VOCINO   

 

           

         Michele Vocino, nato a Peschici nel 1881 e scomparso a Roma nel 1965, è un personaggio che merita senza dubbio una maggiore considerazione. Laureatosi in legge, entrò nel Ministero della Marina, percorrendo una brillante carriera. Oltre ad avere scritto dei ponderosi studi sul diritto della navigazione, Vocino ha firmato vari libri dedicati alla sua terra, ed in particolare al suo Gargano. L’amore per le radici restò sempre una costante in lui e a questo sentimento filiale si collega anche la traduzione, con il titolo “Nella Puglia Daunia”, della parte pugliese del libro di François Lenormant “A travers l’Apulie et la Lucanie”, che è da poco ritornata in libreria, per i tipi delle Edizioni del Rosone di Foggia (pp. 111, euro 15).

        La traduzione apparve per la prima volta nel 1917, per dare il giusto risalto all’opera di uno studioso di straordinarie qualità, quale, appunto, Lenormant, archeologo di fama internazionale e sensibile viaggiatore. Nato a Parigi nel 1837, dotato di una cultura enciclopedica, prima della prematura scomparsa, avvenuta nel 1883, trovò il tempo di visitare per ben quattro volte la nostra Puglia, di cui era un grande ammiratore.

 

       

       

        I suoi scritti di argomento pugliese sono stati tradotti e raccolti in un volume della Schena di Fasano del 1989, a cura di Giovanni Dotoli e Fulvia Fiorino, nell’ambito di una collana dedicata proprio ai viaggiatori in terra di Puglia, ma la fatica pioneristica di Vocino non ha perso d’importanza e basta leggere la Prefazione per sincerarsene. Lo studioso di Peschici batte sulla necessità di conoscere meglio le ricchezze artistiche della propria terra, ricordando quando, da giovane, ospite nel collegio di Lucera, passava ogni giorno davanti alla cattedrale e alla fortezza saracena, ma nessuno gli parlava mai della loro importanza. Di qui il desiderio di favorire la conoscenza delle gemme pugliesi, che hanno trovato un attento osservatore in Lenormant, che nel libro in questione, apparso in francese proprio nell’anno della sua scomparsa, compie un percorso che inizia da Termoli, che è come la porta della Puglia per un viaggiatore che viene dal Nord, e passa poi attraverso Foggia, Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Lucera e Troia, per fermarsi ai comuni maggiormente considerati, prima di varcare il confine regionale lucano.

        Il resoconto di questo viaggio è affidato a sette densi capitoli, che si leggono tutti d’un fiato. Lenormant sa bene quanto sia difficile percorrere queste zone, nelle quali mancano completamente degli alberghi dignitosi. E’ una zona consigliata solo ai visitatori più avveduti ed esperti, ma egli non manca di una vena di fiducia, che lo porta a sperare in un prossimo sviluppo del turismo, che produrrà degli inevitabili e positivi cambiamenti.

        Lo studioso francese guarda alla Capitanata con un occhio lucido e attento, senza pregiudizi. I limiti di sviluppo e di organizzazione sono legati alle vicende storiche, ma ora si può invertire la china. Sono significative, a tal proposito, le pagine che dedica al Tavoliere, liberato da pochi anni dai suoi vincoli pastorali. “Per chi - scrive Lenormant - come me, ha visitato il paese per la prima volta nel 1866, e dopo v’è tornato a più riprese, è facile apprezzare il progresso che già vi si è fatto; ma ciò è nulla in paragone a quello che resta a realizzarsi”.

        Una particolare attenzione, ovviamente, viene dedicata alle bellezze artistiche e alle vicende storiche. Di qui gli scontati riferimenti alla leggenda dell’Angelo e alle vicende di Lucera al tempo degli Svevi, ma non mancano anche accenni più inconsueti, come quando parla delle opere di Cicerone stampate dal sanseverese Alessandro  Minuziano.

        Ne deriva un quadro vivo, un ritratto d’autore che fissa la Capitanata in un momento cruciale dell’Ottocento e che appare perfettamente godibile anche per noi figli del terzo millennio cristiano.

        Da notare che la pubblicazione del volume rappresenta anche un omaggio postumo all’editore Franco Marasca, che nel 2000 aveva predisposto tutto per la stampa del volume; ora i suoi familiari hanno portato a termine quanto da lui iniziato.

 

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