POESIA

FOTOGRAFIE E ALTRE ISTANTANEE DI SERGIO D'AMARO    

 

           

            Sergio D’Amaro ha appena pubblicato un suo ispirato volumetto di versi, “Fotografie e altre istantanee” (Sentieri Meridiani Edizioni, Foggia, pp. 85, euro 9, con postfazione di Salvatore Ritrovato). D’Amaro, nome noto agli appassionati di letteratura ed ai lettori dei quotidiani, porta avanti da tempo un suo discorso che copre diversi ambiti, dalla critica alla produzione creativa. Il lavoro in questione, in particolare, si ricollega a testi come “Beatles”, del 2004, e “Terra dei passati destini”, del 2005.

          Il titolo, “Fotografie e altre istantanee”, rivela subito l’intento dell’autore, alle prese con un tema antico quanto vitale, ossia quello del passare del tempo e dell’umano desiderio di salvare qualcosa dal vortice dell’oblio. E’ un’illusione dolcissima e contagiosa, questa, che spinge D’Amaro a soffermarsi su immagini, più o meno vere, che creano la parola e finiscono, a loro volta, per ricreare e abbellire l’immagine.

        La vita, è stato scritto, è come una collezione di fotografie; le mettiamo da parte affinché qualcuna resti anche quando non ci saremo più. Ebbene, forse D’Amaro vuole facilitare il compito ai posteri, offrendo al benevolo lettore, di oggi e di domani, un volumetto che si apre con la sezione “Care fotografie” e continua con “Pellicole”, a sua volta divisa in tre parti. E’ un cammino circoscritto anche cronologicamente, dal 2000 al 2003, come a segnare il percorso di un’anima che si interroga sulla realtà e sulle cose. Un cammino che è, insieme, aperto e concluso, come ha notato anche il postfatore, Ritrovato, che ha scritto delle pagine molto acute sul libro, di cui ricostruisce la genesi.

        Le liriche di D’Amaro sono brevi e aperte alla comunicazione, sobrie ma sempre sorvegliate e ricche di echi classici e novecenteschi. La metafora fotografica permea tutte le pagine, con il suo album di foto, diligentemente numerate, da 1 a 37, i suoi ingrandimenti, i suoi scatti psicografici, i suoi zoom. L’unità del libro non è solo strutturale, ma anche interiore. Le riflessioni poetiche fatte alla vigilia del terzo millennio, chiuse da un eloquente “Coraggio, mio cuore, continua a battere!”, trovano una continuazione nelle pagine successive. La vita fugge e il poeta si ritrova nella stagione di un operoso autunno, ritratto nella lirica d’epilogo: “Il sole d’autunno che tu vedi diverso/ è lo stesso che giovane arse/ l’azzurra estate dei tuoi occhi/ il veloce passo dei tuoi sandali/ […] Anche noi ci incliniamo/ nel lago denso dei ricordi/ ci chiudiamo nella piega/ dell’età crudele dei giudizi”.   

        D’Amaro spazia nella vita di ogni giorno e raccoglie nel suo album, con certosina pazienza, flash, guizzi, barlumi, pensieri. Il suo Sud, per quanto scarnificato, è inconfondibile, con il suo vento di Levante, le sue reti, i suoi pini. Certi quadri, poi, hanno il nitore di un’immagine della memoria, alla quale non vuoi, né puoi, togliere o aggiungere nulla, come in questo “zoom”: “Appena due colori./ Il rosso, il nero./ L’azzardo, la maglia di cachemire/ il tramonto, la notte./ Tu non più apparsa/ in questo gioco inquietante”. Un libro, nel complesso, di sicura maturità poetica.

         
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