UN NUOVO VOLUME PER I TIPI DI PASSIGLI

"TEMPO ORDINARIO" DI ENRICO FRACCACRETA

 

 

Enrico Fraccacreta si è appena ripresentato al pubblico dei lettori con una nuova silloge poetica, intitolata Tempo ordinario (Passigli, Bagno a Ripoli, pp. 83, euro 12,50), segnando un ulteriore passo in avanti nello sviluppo di una linea compositiva vitalmente radicata nel mondo pugliese, ma in grado di ritagliarsi senza sforzo uno spazio nel panorama nazionale contemporaneo. Lo attesta, d’altra parte, il romagnolo Davide Rondoni, noto poeta e critico, che ha firmato un’ampia e calorosa postfazione, salutando in Fraccacreta la capacità di rendere il ritmo del tempo, contribuendo a quel ringiovanimento del mondo che già Ungaretti salutava come un compito prezioso dei poeti. Ma Rondoni ha fatto anche di più, dal momento che ha voluto ribadire personalmente il suo positivo giudizio, presentando nei giorni scorsi il volume a San Severo, nel Museo Civico, davanti ad una interessata platea di ascoltatori. Per Rondoni, in Tempo ordinario Fraccacreta “Tra Tavoliere e Arizona, tra padre e figli, tra dolore e incanti, tra amici andati e quelli sempre uguali, affronta da poeta maturo il tema dei temi in poesia: il tempo”.

Fraccacreta, classe 1955, ha esordito nel 1995 con il Premio Montale per l’inedito, ottenuto con I nostri pomeriggi, alla presenza di Maria Luisa Spaziani, la “Volpe” cantata da Montale in alcuni suoi versi; ha fatto poi seguire le sillogi Tempo medio (1996), Camera di guardia (2006) e Mademoiselle (2012). Alcune sue liriche sono state tradotte anche all’estero.

Tempo ordinario è dunque la sua quinta raccolta, che condivide con le altre la costante ma ispirata riflessione sul tempo, sullo scorrere degli eventi, sul groviglio esistenziale dell’uomo, che fonde in sé passato, presente e futuro. Non a caso il volumetto si apre citando in esergo Thomas Stearns Eliot, colonna del Novecento e a suo tempo premio Nobel, che appare come un nume tutelare per una ricerca delle occasioni della poesia, per riprendere Montale, dei momenti in cui la realtà quotidiana si vivifica, si illumina e lascia parlare la poesia.

Di qui, nelle tre sezioni che formano la silloge (Tempo ordinario, Tempo memorabile e Tempo matematico), un viaggio nel nucleo delle cose che ha una sua solida base negli angoli più profondi della Capitanata, dove alle 18 “il vento finisce/ di gonfiare le vele sempre più confuse del giorno” e le Tremiti fungono da quinte di teatro, invitando a trasformare l’esistenza in un atto d’amore, dal momento che “il tempo è l’amore”. Gli alberi e gli uccelli, chiamati con il proprio nome, assurgono a depositari di antichi segreti, svelati dal poeta con la cura di chi centellina l’espressione, mirando alla sostanza, alla pregnanza semantica, evitando, d’altra parte, il ricorso a facili effetti musicali, alle banali inserzioni del sentimentalismo.

La sua forza di poeta, come hanno notato autorevoli critici, è tutta in questa pregnanza del verso, in cui la competenza dell’agronomo, dell’uomo di terra che per professione gestisce un’azienda agricola, dopo la laurea ottenuto a Firenze, si unisce al succo di molte letture e frequentazioni intellettuali, che al fondo rivelano, con roccioso pudore, la sua sensibilità cristiana. Di qui l’idea che il ritmo del tempo possiede in sé anche un risvolto più alto, che spinge ancor più ad illuminare i momenti della giornata nel nome di un’antica verità (ed anche questo ci può portare ad Eliot, a ben guardare).

La sezione più corposa, la prima, che porta lo stesso titolo del volume, contiene molte folgorazioni, che attingono ad un’esperienza umana che si apre al dialogo con il lettore senza finzione ma anche senza falsi ammiccamenti. Emergono, così, i richiami agli affetti, al padre scomparso, al quale ha già dedicato in passato delle toccanti liriche, ma anche ai figli, all’amore, alla ricerca dei sensi nascosti nella sua terra, amata e rispettata (“Sto oltrepassando le Torri Gemelle/ delle cave di pietra di Apricena/ lasciando appena indietro lo specchio/ chiaro di lesina e quello scuro/ del mare Adriatico, come l’Atlantico/ e la baia di Manhattan”).

Nella seconda parte, Tempo memorabile, appare il passato lontano e per certi versi mitico della Capitanata, legato alla transumanza, al lungo cammino d’erba che univa Abruzzo, Molise e Puglia, in nome dell’allevamento. Si pensi a certi attacchi poetici luminosi: “Arrivano ogni anno i fantasmi del tratturo/ quel coltello che dall’Appennino/ infilava la pianura/ coltello di strada e boscaglia/ arrotato dalle greggi”). E’ una rievocazione nostalgica e poeticamente accesa, che contrasta con un presente grigio e poco rispettoso, con la conseguenza di cantare anche la necessità di difendere quel che resta della nostra terra, per evitare di distruggere anche il futuro.

L’ultima sezione, poi, intitolata Tempo matematico, è un omaggio, già dal titolo, che allude ad un fumetto, all’amico d’adolescenza, a quell’Andrea Pazienza, genio del disegno e dell’arte, con cui Fraccacreta ha diviso tanti momenti, rievocati in parte anche nella fortunata biografia Il giovane Pazienza, che dal 2001 ha avuto, per i tipi di Stampa alternativa, varie edizioni. Quel libretto in prosa ha avuto il merito di rivendicare con forza le origini pugliesi di un genio, strappandole al colpevole silenzio. Ora in questi versi continua l’omaggio, con cinque liriche che richiamano le operazioni aritmetiche (Addizioni, Moltiplicazioni, Divisioni, Sottrazioni, Proporzioni) e che ruotano intorno ad Andrea e al padre Enrico, l’acquerellista sanseverese che ha passato al figlio l’amore per l’arte.       

L’ultima lirica, Proporzioni, reca un sottotitolo emblematico, Ballata del tempo, ed è ancora un invito a valorizzare la propria esistenza, a renderla più ricca e significativa. Un invito che giunge a conclusione di un libro tutto da gustare e meditare, in nome dell’ispirata poesia.

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