TRADOTTE DA EMILIO COCO

"L'ATTIMO PIETRIFICATO" DI GHJACUMU THIERS

 

 

 

Emilio Coco è molto noto come traduttore dallo spagnolo in italiano, e viceversa, ma evidentemente non disdegna anche altre frequentazioni linguistiche. Il riferimento è alle traduzioni delle liriche in lingua corsa di Ghjacumu Thiers, pubblicate, accanto ai testi originali, nel volumetto “L’attimo pietrificato” , da poco giunto in libreria (Sentieri Meridiani Editori, Foggia, pp. 99, euro 10).

Thiers, nato nel 1945 a Bastia, insegna Lingua e letteratura corsa all’Università di Corte ed è direttore del Centro Culturale Universitario. La sua fama di scrittore è legata in particolare ai suoi romanzi e ai suoi drammi, ai quali ora si aggiunge anche la silloge in questione che, fatto rimarchevole, vede la luce a Foggia, portando in primo piano una lingua che viene parlata da alcune decine di migliaia di persone. I dati non sono univoci, visto che le fonti da noi consultate danno stime diverse, ma di certo il corso è un idioma neolatino abbastanza comprensibile per noi italiani. Si distinguono due gruppi principali, uno, settentrionale, vicino al Toscano, l’altro più simile alle parlate della Gallura sarda. D’altra parte, non va dimenticato che quest’isola è di antiche tradizioni italiane e solo nel 1769 è entrata a far parte della Francia.

L’identità corsa nell’ultimo periodo è diventata sempre più viva, un po’ come avviene in molti altri casi in Europa, dalla Scozia alla Catalogna, e di qui un humus quanto mai fertile per i testi letterari. Thiers, come ricorda Coco, è il poeta più conosciuto al di fuori della sua isola e porta avanti una vena intimistica, molto radicata nel territorio, ma non chiusa in esso.

La raccolta in questione è formata da liriche per lo più brevi, ma dense, che si collegano alla vita quotidiana, soffermandosi sull’amore, sulle speranze, sui momenti apparentemente insignificanti, ma capaci di assumere una particolare valenza. Alcuni trapassi rivelano una certa ermeticità, apparendo come innestati nel profondo dell’animo di Thiers; ma ci sono anche le situazioni che coinvolgono più direttamente il lettore, come, ad esempio, in “Discendenti”: “Non ci crederanno mica:/ stragi, tante follie,/ la carne straziata una volta di più,/ gli innocenti in frantumi/ bombe metropolitane/ e gli aerei che vanno a sbattere/ contro seimila settembri./ Mi stupisce la saggezza/ dei nostri discendenti”.

      Un nucleo di liriche, poi, come chiarisce lo stesso titolo della raccolta, “L’attimo pietrificato”, nasce dall’eterna ma suggestiva meditazione lirica sul tempo, sull’attimo che si vuole valorizzare, sul cammino della vita, nelle sue tre dimensioni, che si mescolano e si confondono.

      Gli esiti artistici del Thiers sono alquanto altalenanti, passando da certe poesie che lasciano un po’ freddi ad altre che appaiono, al contrario, coinvolgenti, frutto di quell’umana sostanza che è la vita di tutti noi, sia che viviamo in Corsica sia che viviamo in Italia, dove si parla una lingua fraterna, in tutti i sensi.

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