UN RISORGIMENTO DI INGANNI E PERFIDIE

 

E’ da poco in libreria un interessante volume di Gigi Di Fiore, intitolato "Controstoria dell'Unità d’Italia. Fatti e misfatti del Risorgimento” (Rizzoli, Milano, pp. 462, euro 19,50). Il testo ha il merito di rileggere dalla parte dei vinti un periodo cruciale della storia nazionale, ossia quello che porta al ricongiungimento delle “membra sparse” italiane. L’autore è un giornalista, inviato del “Mattino” di Napoli, che ha racchiuso nel volume in questione il frutto di un lungo impegno di ricerca.

Questa “Controstoria”, scritta con una lingua scorrevole e affabile, racchiude in 11 densi capitoli una serie di poco lusinghieri risvolti, fatti di sotterfugi, violenze, imbrogli, persecuzioni, una trama velenosa che ha al centro i Savoia e i suoi principali collaboratori, a partire da Cavour. Di Fiore nell’introduzione tiene a sottolineare di non avere nessuna velleità separatistica, ma di essere spinto dall’amore per la verità, nascosta per tanti anni dalla storiografia ufficiale risorgimentale. Una vulgata che ancora resiste molto bene, a leggere i libri di scuola e i testi di tanti studiosi che occupano posti chiave nelle università.

In questa protesta contro la storia scritta dai vincitori Di Fiore ha ragione da vendere, ritrovandosi vicino a personaggi come Carlo Alianello, ad esempio. L’unità d’Italia fu per molti versi una guerra civile, combattuta tra uomini che difendevano bandiere diverse, quella dei Savoia e quella dei Borboni, ad esempio, ma ancora nel 1866, a Lissa, i marinai veneti militarono sotto le insegne asburgiche, nella cosiddetta terza guerra d’Indipendenza, festeggiando la vittoria ottenuta contro l’ammiraglio italiano Persano.

 

I vinti furono bollati come briganti, in Puglia come in tutte le Province Napoletane, mentre per lo più reagivano ad un’unità nazionale vista solo come annessione al Piemonte.

Di Fiore ricorda come le popolazioni meridionali, ma anche quelle di tutti gli stati preunitari, restarono ai margini del processo unitario, non trovando nessun vantaggio reale nel nuovo assetto; anzi, gli svantaggi divennero consistenti, dalla coscrizione obbligatoria all’aumento del carico fiscale. E le sollevazioni popolari per l’unità? Per lo più furono provocate ad arte dai Savoia, con artifici e corruzioni economiche. E i plebisciti? Furono elezioni farsa, nelle quali nessuno si arrischiò a votare contro.

Insomma, Di Fiore dimostra che aveva ragione Garibaldi, quando scriveva: “Quando i posteri esamineranno gli atti del governo e del Parlamento italiano durante il risorgimento, vi troveranno cose da cloaca”. Se lo diceva lui…

 

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