PUBBLICATO L’INVENTARIO DELL’ARCHIVIO

L’IMPORTANZA DELLA CHIESA DI SAN GIOVANNI

 

 

LE QUATTRO PARROCCHIE STORICHE

E' stato da poco pubblicato l’“Inventario dell'Archivio Parrocchiale della Collegiata di San Giovanni Battista”, a cura del dr. “Roberto Pasquandrea, direttore dell'Archivio Storico Diocesano e del Museo Diocesano, che hanno sede, com'è noto, nella nostra città. Si tratta, per essere più chiari, dell'elenco di tutto il materiale conservato nell'Archivio storico diocesano, relativo ad una delle quattro parrocchie storiche di San Severo. In questo modo, gli studiosi, ma anche i semplici appassionati e i curiosi, possono sapere senza difficoltà cosa si è salvato del passato di questa gloriosa chiesa e dove precisamente si trova, in modo da poter visionare le carte necessarie.

            L'iniziativa rientra nell'ambito di una serie di iniziative culturali, tendenti a razionalizzare e semplificare l'accesso alle fonti documentarie, che sono, poi, la base insostituibile della ricerca storica.

            La presentazione del volume è a firma di mons. Michele Seccia, fino a poco tempo fa presule della nostra diocesi ed oggi arcivescovo di Teramo-Atri. Seccia ha sottolineato lo straordinario rilievo assunto da certe scoperte, come quella del fondo musicale delle Benedettine, che oggi è noto a tutti i livelli. Non a caso aumentano sempre più i musicisti che incidono pezzi appartenenti a questo fondo, anche all’estero.

Molti pensavano, ingenuamente o in cattiva fede, che il passato locale fosse un deserto, segnato solo da degrado e ignoranza; ed invece è bastato poco per far riemergere documenti rilevanti, rimasti ingiustamente trascurati.

            Del resto, chi visita oggi l'Archivio storico diocesano, si rende conto di quanta ricchezza possegga. C'è materiale per scrivere libri e libri, che riguardano anche, ovviamente, i comuni limitrofi a San Severo.

            Poiché gli inventari dei fondi archivistici di San Severino e della Cattedrale sono stati già pubblicati, qualche tempo fa, e dal momento che l'archivio di San Nicola è rimasto, unica eccezione, in loco e non è confluito con il restante materiale (né riusciamo a comprendere i motivi di questo differente trattamento; è il caso di dire che si tratta di misteri della fede!), la pubblicazione dell'archivio di San Giovanni segna un punto d'arrivo.

           

         

         PER NON SMARRIRE LA MEMORIA

Di qui la soddisfazione di Pasquandrea, che ha firmato la prefazione del volume, accennando ai tanti eventi legati a questa parrocchia, che secondo la tradizione era la quarta ed ultima in ordine di antichità. Scrive infatti il curatore del volume: “Per antichissima tradizione mai confutata, la palma di più antica chiesa di San Severo appartiene a quella di S. Severino Abate, la quale, per essere anche la più antica parrocchia, diviene chiesa madre e matrice della Città. Seconda per antichità è, sempre secondo tradizione, la parrocchiale di S. Nicola, terza quella di S.ta Maria, quarta ed ultima questa di S. Giovanni Battista che stiamo trattando”.

            Fino al 1927, quando nasce la parrocchia di Croce Santa, c'era spazio solo per le quattro chiese appena ricordate, che perciò vantano un passato importante ed articolato. San Giovanni, tra l'altro, possedeva nei secoli scorsi terre e case che dava in affitto, oltre a 3 grancie, ossia chiese dipendenti. Si tratta della chiesetta di San Michele Arcangelo, invocato di fronte al pericolo dei terremoti, della chiesa di Santa Chiara, con annesso monastero femminile, e della chiesa di San Sebastiano, che è, poi, l'attuale chiesa parrocchiale della Madonna della Libera. Accanto a quest'ultimo edificio sacro sorse un convento di padri domenicani, che restarono a San Severo per circa un secolo, prima della soppressione del cenobio. Verso la fine del Seicento, il convento fu utilizzato come prima sede del seminario vescovile, per iniziativa di mons. Carlo Felice de Matta.

            Quando, nel 1580, nacque la diocesi di San Severo, un nunzio apostolico di papa Greogrio XIII passò in rassegna le quattro parrocchie, per scegliere quella più adatta allo scopo, e per poco la scelta non cadde su San Giovanni, che possedeva abbondanti rendite e un numeroso clero.

            Nelle venticinque buste, divise in fascicoli, e nei vari libri relativi all'amministrazione dei sacramenti e allo stato delle anime, si ritrovano molte informazioni che dall'ambito religioso trapassano senza soluzione di continuità a quello civile. Talvolta, si risale oltre lo spartiacque del terribile terremoto del 1627, al quale va aggiunto quello del 1731, che provocò gravi danni nella chiesa di San Giovanni. La nostra storia è segnata dai sismi, anche se va detto che le carte, per la loro natura, spesso riescono a salvarsi meglio dei monumenti.

            Ma cos’è rimasto del nostro passato? A questa stimolante domanda, Pasquandrea risponde ritenendo la situazione soddisfacente: molto si è perso, ma molto si è anche salvato, per nostra fortuna, ed ha trovato un'ideale sistemazione e collocazione nell'Archivio Storico Diocesano.

            A tal proposito, lo stesso studioso ha ricordato che non tutti i documenti utilizzati dall'arciprete Vincenzo Tito nelle sue classiche “Memorie della parrocchiale e collegiata chiesa di S. Giovanni Battista”, del 1859, ristampate qualche anno fa in anastatica, sono ancora esistenti. Un trenta per cento circa è andato perduto per sempre. Colpa, talvolta, proprio degli studiosi, laici o religiosi che siano, di coloro, cioè, che dovrebbero più avere a cuore la salvaguardia delle carte. Ed invece troppe volte essi hanno la pessima abitudine di trafugare del materiale documentario, magari solo per poterlo studiare a casa con più comodo o per impedire ad altri studiosi di consultarlo. Talvolta, poi, ci si mettono di mezzo il caso e l'ignoranza.

            Stando così le cose, non ci meraviglia sapere che in passato non di rado le carte finivano per alimentare il fuoco delle stufe nella stagione fredda. Si dice che alla scomparsa di uno stimato sacerdote sanseverese, qualche decennio or sono, la stufa di casa abbia consumato per giorni e giorni centinaia e centinaia di preziosi documenti, dati alle fiamme dagli eredi. E' una conferma di come ci si regolava nel passato, anche recente, quando c'era una sensibilità molto minore di fronte alle carte d'archivio.

            Il lavoro di riordino e di inventariazione del materiale conservato nell'Archivio Diocesano continuerà anche in futuro, e sono già in cantiere altre iniziative in tal senso.  Di certo, tra i modi con i quali si può arricchire una città, questo è uno dei più interessanti e duraturi.    

 

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